Cjants e vilote, i canti friulani tramandati oralmente da generazione a generazione

I canti e le villotte, tramandati di generazione in generazione, erano affidati alla sola memoria delle persone. Essendo trasmessi solo oralmente, subivano delle modifiche, varianti, alterazioni di valle in valle, di borgo in borgo, da famiglia a famiglia. Esistevano canti di lavoro nel mondo contadino, nel lavoro nei boschi, in occasione delle semine, delle vendemmie e dei raccolti.

La villotta originale.

La villotta originale era formata da due versi: nel tempo, si sono aggiunti tre o più versi. Canti e villotte si adattavano al momento e all’occasione: per un fidanzamento, per una partenza, per un arrivo, per una nascita, per un compleanno, per una dichiarazione d’amore. Era questa la caratteristica primaria dei canti e delle villotte, che costituivano un’importante tipicità di ricchezza del canto corale. È anche il motivo per il quale praticamente non esistono, se non in casi rari, i testi.

Il canto polifonico.

Il canto era intonato da una sola persona, a cui si aggiungevano le voci degli altri componenti che formavano il coro per il canto polifonico. Il canto polifonico delle villotte friulane si distingue da quelle delle altre regioni d’Italia, perché tradizionalmente sono canti monodici. Il Friuli è terra di emigrazione; in poche parole, una villotta cantava il dramma dell’emigrazione e la tristezza di un fidanzato per la partenza forzata: “al cjante el gial/cricche el dì/mandi ninine/me toce partì”.