Morto nell’incidente di Maniago, la lettera della famiglia di Fabio: “Vorremmo incontrare l’autista del bus”

I familiari del 43enne morto nello scontro frontale esprimono solidarietà ai feriti, in particolare all’autista dell’autobus.

Un messaggio carico di dolore ma anche di umanità, quello della famiglia di Fabio Floriduz, l’ingegnere 43enne di Vajont morto nel drammatico incidente stradale a Maniago. A pochi giorni dalla tragedia che ha scosso l’intera comunità locale, i familiari della vittima hanno voluto esprimere pubblicamente la loro solidarietà a tutte le persone coinvolte, con un pensiero speciale rivolto all’autista del bus, ancora ricoverato in ospedale.

“La nostra famiglia esce doppiamente provata dai tragici fatti di martedì – scrivono – . In questo momento di estremo dolore per l’improvvisa perdita di Fabio ci sentiamo di esprimere la nostra più profonda solidarietà a chi è rimasto coinvolto nell’incidente. In particolare il nostro pensiero va all’autista ancora ricoverato, confidando in una sua rapida e completa guarigione: se e quando lo riterrà, vorremmo incontrarlo per manifestargli di persona la nostra vicinanza”.

Parole che colpiscono per il loro tono pacato e per la capacità di guardare oltre il proprio dolore, riconoscendo la sofferenza di chi, pur sopravvissuto, sta affrontando le conseguenze fisiche e psicologiche di quella tragica mattinata.

“Troppe domande senza risposta”

Nel messaggio, la famiglia Floriduz non nasconde la confusione e lo sconforto che accompagnano le ore e i giorni successivi al dramma: I tantissimi perchè e le domande che da quella mattina non ci danno tregua probabilmente resteranno per sempre senza una risposta. E’ una situazione che ci provoca uno sconforto davvero pesante da sostenere e per la quale chiediamo un minimo di umana comprensione, soprattutto sui social”.

L’appello contro l’odio social

La dichiarazione pubblica dei familiari è anche un chiaro invito alla responsabilità nei commenti online. Nelle ore successive all’incidente, alcuni utenti social hanno infatti riversato rabbia e insulti non solo sulla dinamica dell’incidente, ma anche verso i congiunti di Fabio, persone del tutto estranee alle cause dell’accaduto.

Un appello a riflettere sul dolore che si può infliggere a persone già duramente provate, un invito all’umana comprensione, al rispetto del dolore altrui e a quel silenzio che, talvolta, vale più di mille parole. Un richiamo che risuona ancora più forte in un’epoca in cui, troppo spesso, il dolore viene esposto al giudizio immediato e impietoso del web.