Alla Fondazione Friuli 27 quadri di Giovanni Moro: la donazione degli eredi

Sono 27 i quadri di Giovanni Moro che le eredi hanno voluto donare alla Fondazione Friuli affinché possano essere custodite in maniera idonea. Oggi a palazzo Antonini-Stringher a Udine, davanti al notaio Nicolò Lovaria, è stato ufficializzato l’atto di accettazione controfirmato dal Presidente Bruno Malattia. Si tratta per la maggior parte di dipinti in olio su tela con rappresentazioni sacre e profane realizzati nel corso della vita dall’artista carnico. La donazione è stata fatta da Nicoletta Rossi Beltrame di Udine e da Maria Teresa Savio Hooke, che risiede in Australia.

L’arte di Giovanni Moro.

Giovanni Moro nasce a Ligosullo nel 1877, terzogenito di 12 figli, manifestando fin da bambino la passione per il disegno e a ricordarne l’importanza è intervenuta la storica dell’arte Isabella Reale. “Studi, bozzetti e anche opere finite, composizioni religiose e paesaggistiche, scene di intimità famigliare, una natura morta, nevi e scorci di antiche abitazioni carniche, questi i vari soggetti che caratterizzano i 27 dipinti di Giovanni Moro donati alla Fondazione Friuli – ha spiegato -. Si tratta di una nuova presenza nel contesto delle raccolte che si sono formate, a vario titolo, a margine dell’attività istituzionale dell’allora Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Attivo tra fine Otto e primo Novecento, dopo un apprendistato tra Monaco e Berlino, Moro trova lavoro, come più generazioni di artisti carnici, nei paesi dell’impero austroungarico, dove insieme ad altre maestranze, impresari, artigiani, si distingue in opere decorative di impegno, tra Baviera, Ungheria, Romania, Bulgaria e anche Turchia.

“Sia prima sia dopo la Grande Guerra realizza molte pale d’altare affidandosi a un linguaggio di sciolto naturalismo con riprese neo-settecentesche, in particolare a decoro delle tante chiese ricostruite lungo gli Anni Venti, nel Goriziano, in Friuli e in Carnia. Di questa produzione la donazione documenta, ad esempio, il bel bozzetto con San Daniele nella fossa dei leoni, dipinto poi realizzato nel 1938 per la parrocchiale di Ampezzo. Tra i tanti scorci paesaggistici alpini ispirati dal vero e da un sentimento elegiaco della natura, spicca anche il bozzetto con le Case di Sappada, la cui fortunata inquadratura venne ripresa da più artisti del tempo, e preparatorio al dipinto, di maggiore dimensione, conservato presso le collezioni della ex Provincia di Udine”.

Dall’Australia al Friuli.

L’idea della donazione nasce, ancora prima della pandemia, dalla nipote diretta di Moro, Maria Teresa Savio Hooke, che risiede in Australia ed era intenzionata a far rientrare in patria 21 quadri. Una dei figli dei cugini del pittore, Nicoletta Rossi Beltrame, si era quindi resa disponibile a cederne altri 6 di sua proprietà. I tempi si sono allungati, prima a causa del Covid e poi per il trasferimento della sede della Fondazione, ma ora il rientro delle opere in Friuli è stato completato.

“Con questa nostra donazione speriamo che la città, dove Moro ha avuto per lunghi anni il suo laboratorio, e più in generale il Friuli possano riscoprire un artista che ha realizzato opere non solo in tante chiese locali, ma anche in mezza Europa” ha commentato Rossi Beltrame intervenuta all’atto notarile, mentre Savio Hooke ha inviato un proprio messaggio.

“Sono commossa e onorata che i dipinti di mio nonno materno ritornino ‘a casa’, nel suo amato Friuli, e in una sede cosi prestigiosa e ricca di storia – ha scritto -. È un ritorno da un lunghissimo viaggio, che ha portato i quadri da Udine a Roma dove mia madre Margherita Moro, figlia di Giovanni, viveva, e poi da Roma a Sydney, dove mia madre si è poi trasferita e dove io mi ero sposata. Questi quadri raffiguranti paesaggi, nature morte e pittura sacra hanno rappresentato per noi il legame con la nostra terra: i paesaggi della Carnia, le chiese di Udine, San Giacomo e San Pietro Martire dove da bambina andavo a messa. È un mondo amato e perduto che ora, grazie alla Fondazione Friuli, ritorna in vita. Il lungo viaggio si è concluso. Ringrazio quindi la Fondazione Friuli e il suo Presidente Malattia che, nell’accogliere questi dipinti, non solo hanno aggiunto una pagina alla storia della pittura in Friuli del primo Novecento, ma hanno anche ridato Giovanni Moro al mondo a cui appartiene”.

“Siamo riconoscenti, come possiamo immaginare lo sia tutto il Friuli, della donazione ricevuta – ha commentato il Presidente Malattia -. La nostra Fondazione è già attenta custode di numerose opere artistiche e documenti storici e la stessa cura rivolgeremo a questa nuova collezione che speriamo possa contribuire a far conoscere quello che è stato uno dei più significativi interpreti dell’arte sacra del primo Novecento in Friuli.”.