Un nuovo volume racconta storia, evoluzione e influenze del Patriarcato di Aquileia.
Una lunga e articolata indagine storica, durata cinque anni, ha dato vita al volume “Grande Patriarcato. Dalla fine dell’antichità ai Dolfin”, che racconta l’evoluzione e l’influenza del Patriarcato di Aquileia sul Friuli. Il progetto, curato dal Gruppo Archeologico Aquileiese, è stato presentato ufficialmente in Sala Ajace a Udine davanti a oltre cento persone. Accanto alla pubblicazione, è stata annunciata anche una mostra diffusa che toccherà cinque luoghi simbolo della storia patriarcale: Udine, Aquileia, Cividale del Friuli, Grado e San Vito al Tagliamento.
L’opera non si limita a una narrazione istituzionale, ma scava nelle radici politiche, religiose e culturali del potere patriarcale, restituendo un’immagine dinamica e stratificata di un’istituzione capace di governare territori, influenzare corti e generare cultura.
“Il Patriarcato di Aquileia non rappresenta un’istituzione separata dall’Ecclesia paleocristiana, ma la sua evoluzione continua e profonda, attraversando l’alto medioevo, l’epoca longobarda e carolingia, fino a diventare un principato ecclesiastico con poteri civili, giudiziari e militari”, ha ricordato Scarel. Da Poppone, che nell’XI secolo sancì l’ascesa del potere temporale, fino ai Dolfin, queste autorità eressero monumenti simbolo, come la Basilica di Aquileia, e gettarono le basi per un potere politico che influenzò, anche culturalmente, le dinamiche regionali attraverso le corti patriarcali, attorno alle quali gravitavano artisti, letterati e intellettuali.
“La suddivisione della storia del Patriarcato in periodi definiti e il concetto di ‘capitale’ sono considerati riduttivi”, ha sottolineato lo storico Caiazza. “Sebbene Aquileia sia stata il centro principale per secoli, altre sedi palatine hanno avuto un ruolo importante. Tra queste, oltre a Grado, Cormons, Cividale e Udine, si annoverano numerose località come Capodistria, Gemona, Maniago e molte altre”.
Il focus sui palazzi patriarchini.
Al centro della ricerca confluita nel volume vi è l’analisi dei palazzi patriarchini superstiti e del ruolo che essi ebbero nella rappresentazione e gestione del potere, nonché della vita privata dei presuli. “Oltre ai palazzi patriarcali, la struttura ecclesiastica comprendeva chiese, castelli, abbazie, monasteri e altri siti strategici, nei quali le testimonianze rimaste di tale grandezza passata sono davvero molte, benché non tutte note”, hanno aggiunto i due relatori.
“Nelle sedi di Udine, Aquileia, Cividale, San Vito al Tagliamento e Grado, dove sarà organizzata la mostra, si potranno osservare elementi nuovi, a volte sorprendenti, che sono rimasti sotto i nostri occhi per secoli senza che se ne cogliesse appieno il significato: liturgie, architetture, tracce artistiche che collegano il Friuli tanto al mondo germanico quanto a quello veneziano”.
La mostra diffusa.
Attraversando le cinque tappe dell’itinerario, sarà quindi possibile comprendere con una nuova prospettiva edifici, oggetti, simboli e personaggi che hanno plasmato l’identità di un’intera regione. A Udine, dal primo giugno al 31 agosto, si potranno ammirare gli splendori dell’ultima dimora patriarcale ora Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo.
Nel Castello di San Vito al Tagliamento, dal 24 maggio al 31 agosto, sarà possibile comprendere la lussuosa vita di Lodovico Trevisan Scarampi Mezzarota, promosso patriarca di Aquileia nel 1439, ecclesiastico e uomo d’armi divenuto lo stesso anno camerlengo della Santa Romana Chiesa. A Cividale del Friuli la mostra sarà inserita, dal 27 maggio al 31 agosto, nel Museo Cristiano e Tesoro del Duomo e verterà sulla vita del noto Marquardo di Randeck, eletto patriarca di Aquileia nel 1365, dopo Ludovico della Torre e ricordato ancora oggi, ogni 6 gennaio, con la Messa dello Spadone.
Ad Aquileia, dal 22 maggio al 31 agosto, la mostra si concentrerà sulla figura del patriarca del Medioevo centrale Poppone, attraverso il quale si gettarono le basi perché fosse concesso agli illustri prelati di disporre di un proprio Stato e di battere moneta. Nella Basilica di Santa Eufemia di Grado, dal 30 maggio al 31 agosto, sarà possibile studiare la figura di Elia, Severo e degli altri patriarchi gradesi che nell’isola, fin dal VII secolo, posero la seconda sede dei patriarchi aquileiesi, ben prima che le residenze finissero per moltiplicarsi.
L’iniziativa si inserisce nel prestigioso contesto di Gorizia e Nova Gorica Capitali Europee della Cultura 2025 e del Giubileo dei Pellegrini della Speranza, arricchendo ulteriormente il programma di eventi culturali del territorio. Il presidente della Pro Loco Città di Udine, Marco Zoratti, che ha organizzato l’evento, ha espresso la sua soddisfazione per la realizzazione di questo importante progetto: “La valorizzazione del nostro patrimonio culturale è parte integrante dell’impegno della Pro Loco. Con eventi come questo – ha concluso – rendiamo omaggio a un’eredità che ci appartiene e che merita di essere conosciuta e riscoperta”.