Da una cantina di San Canzian d’Isonzo il primo vino bioresistente

Lo produce la cantina Lorenzon di San Canzian d’Isonzo.

Un vino biologico ottenuto da uve bianche di varietà che proteggono l’ecosistema perché permettono di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente. La cantina Lorenzon di San Canzian d’Isonzo lancia la sua prima cuvée bioresistente. Fysi, questo il nome che in greco significa natura, è una cuvée di Rytos e Kretos (famiglia del Sauvignon) insieme a Soreli (famiglia del Friulano) prodotta sotto il marchio I Feudi di Romans, la linea più prestigiosa della cantina che ha sede nel comune goriziano, proprio nel cuore della Doc Friuli Isonzo.

La scelta del vino. 

È con lungimiranza e coraggio che i fratelli Davide e Nicola Lorenzon, rispettivamente winemaker e sales and marketing director de I Feudi di Romans, gettano il cuore oltre l’ostacolo investendo su un vino bioresistente da viti Piwi (“pilzwiderstandsfähig” in tedesco), piante in grado di difendersi dalle principali malattie della vite. Questo significa trattamenti ridotti al minimo con un bassissimo impatto sull’ambiente e una maggiore tutela della salute delle persone per un risultato sul bicchiere sorprendente.

“Una sfida fatta di ricerca, etica, passione e dedizione, tra passato e presente, che impara dall’agricoltura contadina di una volta, quella dei nostri nonni, per aprirsi al mondo contemporaneo”, spiegano di due fratelli. L’agronomo friulano Giovanni Bigot, noto per aver brevettato l’”Indice Bigot” che misura in nove parametri la qualità di un vigneto, è stato incaricato di seguire il terreno Lorenzon Cassegliano, situato nella sottozona Rive di Giare, dove nascono i preziosi grappoli di Fysi.

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“Abbiamo iniziato la fase di indagine e di monitoraggio dei vigneti – ha spiegato Bigot -, valutato la produzione, misurato la superficie fogliare esposta e il rapporto tra foglie e produzione. Il risultato è molto positivo, vicino a valori ottimali. Abbiamo poi determinato l’età del vigneto, formato da piante giovani, e studiato il microbioma del suolo con l’analisi di tutto il Dna della componente organica del terreno. Questo parametro ha dato un risultato molto interessante, visto che sono emerse 520 specie diverse di microrganismi e altri fattori positivi come la stabilità e la resistenza del terreno agli stress ambientali. Questo lavoro è molto importante perché ci consente di intervenire adesso per andare a migliorare ulteriormente i parametri qualitativi in vigna”.