A 100 all’ora in paese, tamponò l’auto in cui morì Mirella Candussio: condannato

Condannato per l’incidente mortale a Buttrio.

Sfrecciava a più di 100 chilometri all’ora in paese quando tamponò l’auto su cui si trovavano Mirella Candussio e una sua amica, dirette alla cena di Capodanno: in Tribunale a Udine, il giudice per l’udienza preliminare dott.ssa Roberta Paviotti ha condannato a quattro anni di reclusione per omicidio stradale pluriaggravato il 66enne di Gradisca d’Isonzo ritenuto responsabile dell’incidente avvenuto a Buttrio nel 2019.

Assolta invece la 39enne di Buttrio, amica di Mirella, che guidava l’altra vettura coinvolta nello schianto e in cui era trasportata la vittima. All’imputato è stata altresì comminata la sanzione accessoria della revoca della patente di guida.

L’incidente, rilevato dai carabinieri di Torviscosa, è successo alle 20 del 31 dicembre 2019 sulla Strada Regionale 56, a due passi dalla casa di Mirella, a Buttrio. Le due donne, che stavano andando a una cena per festeggiare il Capodanno a bordo della Fiat Panda condotta dall’amica, erano appena uscite da via Beltrame svoltando a sinistra e si erano immesse sulla SR 56 quando sono state tamponate dall’Audi A6 dell’uomo che sopraggiungeva sulla Regionale, nella stessa direzione.

L’impatto è stato tale che le due vetture sono finite a quasi 50 metri dal punto d’urto all’interno di un giardino privato, dopo aver superato il ciglio erboso della strada e abbattuto un segnale stradale e la recinzione della proprietà. I due conducenti se la sono cavata, per Mirella, invece, non c’è stato niente da fare, troppo gravi i politraumi riportati, in particolare un trauma cranio-encefalico: è deceduta durante la corsa disperata verso l’ospedale di Udine.

La Procura di Udine ha subito aperto un fascicolo sul sinistro. Il Pubblico Ministero dott. Luca Olivotto ha iscritto nel registro degli indagati entrambi i guidatori e, oltre all’autopsia, ha disposto una perizia cinematica per ricostruire dinamica, cause e responsabilità del tremendo schianto.

E il Consulente tecnico d’ufficio ha concluso ascrivendo l’esclusiva responsabilità del sinistro al conducente dell’Audi che, quando gli si è manifestata la “turbativa” costituita dalla Panda che si era immessa sulla Regionale, si trovava a 75 metri di distanza dal punto d’urto “ampiamente sufficienti ad arrestarsi procedendo a una velocità regolare e commisurata” ha rilevato.

Purtroppo, però, in quel momento la macchina dell’imputato, pur essendo in centro abitato con limite di 50 km/h, pur trovandosi in prossimità di un’intersezione con attraversamento pedonale pre-segnalato ed evidenziato, e nonostante l’orario notturno, “procedeva a una velocità superiore a 100 km/h”. Tutte violazioni, queste, “in chiaro nesso di causa con il verificarsi dell’evento e che costituiscono la causa tecnica della collisione” ha sottolineato Dinon.

A conclusione delle indagini preliminari, quindi, il Pm ha chiesto il processo per il 66enne per omicidio stradale per aver causato la morte di Mirella Candussio. Il Sostituto Procuratore aveva chiesto lo stralcio della posizione dell’amica di Mirella, ma il Gip, dott.ssa Carlotta Silva, con ordinanza ad hoc, ne aveva imposto l’imputazione coatta e quindi anche lei ha dovuto sostenere il giudizio per omicidio stradale in concorso per omessa precedenza, ma il giudice Paviotti l’ha mandata assolta condannando anzi l’uomo al risarcimento dei danni anche nei suoi confronti.