Tratti mancanti, strade sconnesse e cartelloni difficili da leggere: i pericoli per gli appassionati di bici sulle piste ciclabili del Fvg

I problemi della viabilità ciclabile in Fvg.

È un vero paradiso per gli appassionati delle due ruote. La ciclovia Alpe Adria, il tragitto che da Salisburgo arriva fino a Grado, dopo 420 chilometri di pedalate immersi nella natura, gode di un ampio consenso fra i ciclisti su scala internazionale.

Eppure, anche questo tragitto non è immune da qualche pecca in Fvg. Quella più evidente è il tratto mancante che da Moggio porta a Venzone. La Regione ha finanziato l’intervento con uno stanziamento da 2 milioni e 232 mila euro, ma dopo i molti annunci degli anni passati, i più scettici attendono di “vedere con mano”. I lavori, infatti, sono attesi da tempo e nel mentre i ciclisti sono costretti a una pericolosa promiscuità con le auto sulla strada statale. “Oltretutto, ora non si può più passare per Campiolo, ma le indicazioni rimandano direttamente alla Statale 13, dove ci sono le macchine che sfrecciano a velocità non indifferente, mettendo in pericolo l’incolumità dei ciclisti. Ciò va anche contro la normativa europea” spiega Mario Saccomano, guida cicloturistica e grande conoscitore della ciclovia Alpe Adria.

Tra i “nodi” dell’itinerario, c’è anche quello relativo alla cartellonistica. “I cartelli sono piccoli e con colori che si fatica a distinguere. A Cervignano, invece, le indicazioni proprio non ci sono: si arriva lì e poi proseguire diventa complicato” aggiunge l’esperto. A latitare, inoltre, sono pure i servizi igienici: ci si può recare in quelli situati nei locali che insistono sulla ciclovia, oppure negli esercizi commerciali dei paesi che si attraversa, ma in caso di “emergenza” non si sa come fare. Da più parti, tempo fa, era stato proposto di riaprire i bagni delle vecchie stazioni ferroviarie dismesse lungo l’itinerario.

Un altro problema è quello del fondo stradale. “Ci sono tratti, anche di recente realizzazione, che sono un po’ lasciati al grezzo – evidenzia Saccomano -. Ne è un esempio il collegamento tra il ponte di Braulins e Osoppo. O ancora, in zona Lauzacco e nelle vicinanze di Palmanova. Non mancano fondi sconnessi o con ghiaia grossa, poco compatti e tutt’altro che piacevoli da affrontare. Quando piove, diventano un mare di fango“.

Insomma, la Alpe Adria resta un vero gioiello, con una grande varietà di paesaggi durante la traversata, ma qualche neo c’è. Negli anni pre-Covid, erano decine di migliaia i cicloturisti che la percorrevano durante l’anno, soprattutto dall’estero e in particolare dal Nord Europa. E nell’estate 2020, qual è la tendenza? “Mancano gli stranieri, hanno paura di venire in Italia. All’estero non è così, come mi raccontano altri colleghi storici: la richiesta è rimasta invariata. Avevo un gruppo di norvegesi, che ha disdetto”.

Saccomano lancia un appello. “Oltre alla ciclovia da Salisburgo a Grado – conclude, lui che è anche curatore del sito www.alpe-adria-radweg.comci sono anche numerose altre ciclabili di qualità in regione. Queste ultime andrebbero pubblicizzate e fatte conoscere molto di più. Penso alle ciclovie della Carnia, come quelle che da Tolmezzo vanno verso la Valle del But o quella del Degano. Ci potrebbe essere una promozione congiunta che farebbe bene al cicloturismo in Fvg”.