I contagi di coronavirus di Remanzacco diventano caso di studio internazionale

Lo studio di un team di Udine.

Il protocollo comportamentale utilizzato a Remanzacco è diventato oggetto di studio come modello vincente per la lotta al coronavirus e in via di pubblicazione su Clinical Microbiology and Infection, organo della Società europea di Malattie infettive. 

Nello studio si sottolinea come diversi approcci nel controllo dell’epidemia possano effettivamente incidere sulla sua diffusione. Il primo caso a Remanzacco era stato trovato grazie a un tampone lo scorso 29 febbraio. Il primo marzo, dopo la positività della persona in questione, sono stati raccolti i dati relativi ai contatti avuti dal “paziente zero” e fino al 16 marzo il Dipartimento di Prevenzione di Udine ha tracciato e seguito da vicino tutti i contatti – asintomatici e non -.

In totale, 143 persone sono state tracciate, tra queste 48 abitano a Remanzacco. Tra tutti i tamponi eseguiti, sia i positivi che i negativi sono stati isolati per sicurezza e 111 persone hanno ricevuto costantemente istruzioni sulla quarantena via mail. Per controllarne le condizioni cliniche, tutti erano periodicamente contattati a telefono.

I casi confermati, alla fine, sono stati 18. Al 20 di marzo, tutti erano asintomatici o si erano clinicamente ripresi. Al 30 di marzo 15 sono risultati negativi a due tamponi consecutivi, tutti e 18 al 6 aprile. Mentre tutte le altre persone del network del paziente zero concludevano la propria quarantena, nessun altro oltre ai primi 18 è risultato positivo al virus.

Lo studio mostra, dunque, come il contact tracing dei casi confermati, insieme all’effettuazione di tamponi a chiunque sia venuto in contatto con chi inizialmente risulta positivo – anche agli asintomatici – l’isolamento e la quarantena controllata possano essere misure effettive per debellare il coronavirus.