6 maggio 1976, il Friuli ringrazia e non dimentica

43 anni fa il terremoto del Friuli che sconvolse tutti.

Il Friuli ringrazia e non dimentica. Erano le 21 del 6 maggio 1976, quando tutto il Friuli fu scosso da quello che è possibile definire uno dei più gravi terremoti mai accaduti negli ultimi 70 anni in Regione. Colpì improvvisamente in mezzo ad una serata calda, forse eccessivamente per la stagione, mentre qualcuno stava cenando, altri stavano ascoltando la radio o semplicemente leggendo un libro. Un boato, la terra che trema e poi la tragedia. Secondi interminabili: case divorate dalla terra e un ulteriore boato che accompagna la fine dello spettacolo, come un sipario che si chiude su una tragedia annunciata.

E così in pochi secondi sparirono interi paesi, costruiti con la fatica del tempo e del lavoro, come se un cupo mietitore avesse creato uno spartiacque nella storia con la sua falce, dicendo che da quel momento tutto avrebbe dovuto cambiare. E così fu: pochi giorni dopo quelle stesse persone che avevano perso tutto, erano in mezzo alle macerie, ai mattoni caldi e sudati, a rifare muri, riprogettare spazi e una vita che pochi secondi avevano spazzato via.

Il Friuli ringrazia e non dimentica l’aiuto di tutti coloro che hanno portato viveri o mattoni, non già lacrime. Perché il Friuli non è fatto di lacrime, ma di speranze e muscoli, quelli di tutti che ora noi, giovani generazioni, vediamo concretizzati in case, ospedali e scuole. E allora noi friulani di oggi ringraziamo e non dimentichiamo, perché noi siamo quel lascito. Quello di quella sera di maggio, in cui tutto non si è spento, bensì è ricominciato.

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