In 200 per il sit-in: a Marina Julia si fanno il bagno vestiti per protesta

Il sit-in di protesta a Marina Julia.

Erano circa 200 le persone che questa mattina hanno partecipato al sit-in “Il mare è di tutte-i e il costume è mio” presso la spiaggia di Marina Julia. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione Monfalcone interetnica in risposta alla linea adottata dal sindaco di Monfalcone, Anna Cisint, che intende porre un freno bagno con i vestiti nel mare di Marina Julia.

La manifestazione ha preso il via intorno alle 9:30 con una serie di interventi degli organizzatori in prossimità della scalinata di accesso alla spiaggia. Successivamente, i partecipanti si sono spostati verso il settore centrale di Marina Julia, dove circa un centinaio di loro si sono immersi in acqua con i vestiti addosso. L’intera manifestazione si è svolta in maniera pacifica e ordinata, senza alcun episodio di tensione, attirando l’attenzione dei bagnanti sulla spiaggia.

La risposta del sindaco Cisint.

“La manifestazione boomerang della sinistra monfalconese è l’ennesima dimostrazione dell’isolamento di una protesta sistematica alle decisioni del Comune – ha spiegato il sindaco Anna Maria Cisint – una sinistra che si limita sempre più a una marginalità di attivisti militanti e non riesce ad attrarre le folle annunciate nei comunicati della vigilia”.

“La città ha capito che la mia battaglia non è quella dei costumi da bagno ma quella del decoro e della dignità rivendicata dalla nostra comunità che anche nella scelta di entrare in acqua completamente vestiti ha però un simbolo che è la punta di un iceberg che è fatto di una lunga stagione di alterazione della convivenza civile che tocca il lavoro, la salute, il sociale, l’abitare e che ha come sottofondo il rifiuto a quelle pratiche più retrive che riportano a una visione dei comportamenti umani e della vessazione verso le donne che la nostra società non può accettare”.

“Il senso più profondo della nostra azione – prosegue – è la presa di coscienza che è stato raggiunto il limite della sostenibilità sociale e urbana ed è indispensabile invertire la rotta nel modello produttivo basato sul vergognoso sfruttamento degli stranieri poveri regalatoci dall’ipocrisia della tolleranza praticata per tanti anni della sinistra”.

“Oggi Monfalcone è diventato un caso nazionale attraverso il simbolo di una pratica di decoro, che è solo uno dei tanti elementi di un percorso che non intendo mollare per ridurre la pressione migratoria che sta cancellando la nostra identità. La sinistra può arrampicarsi sugli specchi o camminare nell’acqua di Marina Julia, ma continua a stare dalla parte sbagliata degli interessi della città e dei monfalconesi, forse anche per cercare di camuffare le sue gravi responsabilità che hanno portato a questa situazione”, conclude il sindaco Cisint.